Letture e riflessioni della nostra Redazione
Chissà se la luna
di Kiev
è bella
come la luna di Roma,
chissà se è la stessa
o soltanto sua sorella…“Ma son sempre quella!
– la luna protesta –
non sono mica
un berretto da notte
sulla tua testa!Viaggiando quassù
faccio lume a tutti quanti,
dall’India al Perù,
dal Tevere al Mar Morto,
e i miei raggi viaggiano
senza passaporto”.
Possiamo dirlo con assoluta certezza: Gianni Rodari certo non avrebbe immaginato l’attualità, seppur nella tragica ironia, delle sue poesie. Nato nel 1920, morto nel 1980, può essere considerato certamente un contemporaneo, ma quarant’anni orsono, in piena guerra fredda, il poeta non poteva certo prevedere un conflitto che solo un mese fa sembrava impossibile anche a noi.
Eppure, il forte impatto emotivo che queste due poesie ci hanno lasciato (e delle quali dobbiamo ringraziare il nostro educatore, Fabrizio Moresca, che ce le ha suggerite) richiama la funzione e la forza della poesia, di ogni poesia: una parola vibrata, forte, senza tempo, come una freccia scagliata al cuore di ogni persona.
Che sia il puntino della poesia “il dittatore” (puntino che richiama alla mente magari non un dittatore, ma uno dei potenti di turno, quello sì) o il fascino in chiaroscuro di una notte illuminata da una “viaggiatrice senza passaporto”, sono immagini che non lasciano insensibili i tanti uomini di pace, tra i quali, in silenzio, ci mettiamo anche noi, amici di redazione.
Alessandro, Antonio, Federico, Fulvio, Gabriele, Marco, Matteo, Massimiliano