Emozioni, leggerezza, libertà
La voce dei protagonisti raccolta dalla redazione de “I Sogni di Cristallo”
La danza non può esistere isolata dalla società in cui viviamo, né dai problemi quotidiani dell’uomo e, fondamentalmente, non deve essere privilegio di coloro che si definiscono dotati, bensì patrimonio dell’educazione comune, come materia di grande valore estetico e formativo.
(Maria Fux)
Il laboratorio di danzaterapia, una storia che viene da lontano. Un passato (prossimo o meno, è solo una questione di prospettive) che affonda le sue origini nell’associazione che precede la nascita della nostra cooperativa, quando un gruppo neanche tanto sparuto di timide ragazzine (seppure i maschietti non ne hanno mai disdegnato la frequenza) sotto l’attento occhio di una giovanissima Camilla Sannazzari non poteva certo immaginare l’evoluzione che anno dopo anno li avrebbe portati sin qui. Ragazzine di allora, diventate giovani donne oggi, alle quali si sono aggiunti altre giovani, che, da qualche anno, sotto la sapiente egida della nostra Monica, sperimentano la piacevolezza dello stare insieme in armonia col proprio corpo. Monica Liguoro viene dalla scuola di Maria Josè Vexenass, allieva di Maria Fux, fondatrice riconosciuta di un proprio metodo di danzaterapia, che negli anni ha formato una fitta schiera di insegnanti, molti dei quali in grado di confrontarsi con differenti tipologie di disabilità. Monica così racconta il suo approccio: “I miei anni di studi specialistici, dapprima con il Teatro Danza di Quelli di Grock (punto di riferimento del teatro milanese, e molto altro), poi col Biti Dance Studio (danza moderno jazz e contemporanea) e con la compagnia romana Segni Mossi (che investiga, tra l’altro, la relazione tra danza e segno grafico con bambini e adulti), il successivo biennio specialistico di Teoria e Pratica della Terapeutica Artistica a Brera, hanno plasmato una mia modalità di “danza terapeutica”, un’esperienza che rende in qualche modo unico ed originale l’approccio alla danza che propongo nei miei setting. Quando sono arrivata in FeA sapevo che mi sarei trovata di fronte a fragilità di diversa natura, e l’esperienza già maturata in altra realtà simili mi ha facilitato nell’approccio. Mi è parso subito importante trasmettere ai ragazzi l’idea di cosa saremmo andati a fare, il senso di un lavoro che, pur nel divertimento e nella leggerezza, si sarebbe svolto con precisi canoni. Così ho scelto di far vedere loro ‘Dancing with Maria’ (il film-documentario di Ivan Gergolet, presentato alla 71ma Mostra del Cinema di Venezia, vincitore del premio Civitas Vitae – Settimana Internazionale della Critica, che racconta proprio la storia di Maria Fux); il gruppo ha molto apprezzato, e con un’adeguata spiegazione è sembrato cogliere il messaggio della pellicola: la danza intesa come l’incontro di un essere con gli altri. Ogni movimento, pur nella sua leggerezza, assume una precisa configurazione ed ha una finalità di educazione rispetto alle dinamiche proprie e del mondo circostante”.
Ma che ne pensano i ragazzi? “Eseguo i movimenti con leggerezza, butto fuori l’aria, mi sento bene con me stessa”, è Simona a rompere il ghiaccio; “mi muovo con la libertà delle mie emozioni” racconta Francesca; “riesco a sciogliermi dai pesi e dalle fatiche” prosegue Diego.
“Effettivamente, in questi anni siamo riusciti a lavorare su una gamma di sentimenti davvero vasta” spiega Monica “esplorando terreni come rabbia, gioia, fretta, stanchezza, solo per citarne qualcuno”.
Come si svolge una lezione? Antonella prende decisa la parola: “La parte iniziale, la mia preferita, è quella del rilassamento: quasi un modo di rinascere, una sensazione di benessere molto intensa”. Segue la cosiddetta performance. Sentiamo Paolo: “Un momento attraverso il quale ognuno esprime il proprio stato d’animo attraverso vari strumenti: possono essere fili, palloncini, stoffa, ma tutto può essere usato, anche le nostre scarpe!”. Sono percorsi finalizzati all’obiettivo da raggiungere, basati sul tempo, sullo spazio, sulla propria emotività, su tutto ciò che il conduttore percepisce e che può essere d’aiuto per socializzare. Fondamentale l’importanza della melodia: la musica – ci spiegano – è come i colori attraverso i quali noi ragazzi dipingiamo il nostro “quadro in movimento”. “Mi libero – aggiunge Daniela – faccio arrivare i ricordi, trattengo il bello e butto via le cose negative”. “La danza mi fa scatenare! Ma non solo… mi aiuta a stare meglio, ad essere più serena, a dare un altro significato alla giornata” commenta col suo proverbiale garbo l’altra Daniela del gruppo.
Diamo la parola ancora a Monica: “La sfida è quella di rendere armonica tutta la nostra vita, compresi i momenti ed i luoghi fastidiosi, superando e contenendo le difficoltà di stare anche laddove si fa fatica a stare”.
Da ultimo: progetti per il futuro?
“Sicuramente proseguire la strada intrapresa, incrementando il numero dei partecipanti, anche attraverso la costruzione di percorsi individuali. Un auspicio, quest’ultimo, che già da settembre vorremmo mettere in atto”.
L’intervista è pubblicata sul n° 44 de “I Sogni di Cristallo”